Bambini e adolescenti durante la pandemia: emozioni e risvolti psicologici

26 Luglio 2021

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Da oltre un anno, viviamo in un mondo pandemico, con abitudini nuove, restrizioni insolite ed emozioni amplificate. Ci siamo trovati in questo “nuovo mondo” all’improvviso, con la necessità di ritrovare velocemente un equilibrio improvvisamente spazzato via.

Che impatto ha avuto tale situazione sui bambini e sugli adolescenti?

In seguito al periodo di lock down, alcune ricerche, nazionali ed internazionali, hanno rilevato che oltre l’80% dei genitori ha notato delle modifiche nel comportamento dei figli. Numerosi altri studi, hanno messo in luce l’emergere di importanti manifestazioni di disagio fisico e psicologico sui minori, legate verosimilmente sia alla forzata lontananza dai propri cari e dai pari, che alla paura degli effetti del virus.

Tra i segnali di disagio emersi in questo periodo, si sono riscontrati, in particolare, disturbi d’ansia e depressivi: sensazione di mancanza d’aria, rabbia, irritabilità, disregolazione emotiva, irrequietezza corporea, disturbi di tipo regressivo e oppositivo, inquietudine, ansia da separazione, oltre ad un’importante aumento dei disturbi del sonno.

L’irritabilità, nei bambini e negli adolescenti, può rivelarsi un sintomo di un disturbo depressivo. In molti bambini ed adolescenti, infatti, spesso il disturbo depressivo si esprime proprio con una maggior irritabilità, aggressività o iperattività, invece che con la tristezza, come negli adulti.

Giuseppe Sampognaro, psicoterapeuta della Gestalt, sottolinea che prendersi cura dei bambini significa non solo ascoltarli, ma anche accogliere in modo empatico le loro paure senza banalizzarle, fiduciosi nel fatto che essi possano trovare le risorse per gestirle. La mente umana, infatti, ha la capacità di far fronte anche alle situazioni più difficili, ma ha necessità di rielaborare gli eventi traumatici in senso positivo, per trovare le modalità di superamento della difficoltà.

Benché gli adulti tentino, spesso, di proteggere i bambini dalle emozioni sgradevoli che essi stanno sperimentando (paura, tristezza, preoccupazione…), i piccoli percepiscono ugualmente che i genitori, o gli adulti di riferimento, sono turbati da qualcosa. La scelta di nascondere loro i nostri stati d’animo, si rivela perciò, in genere, più dannosa che utile, in quanto il bambino coglie i segnali di sofferenza o disagio dell’adulto, ma non può comprenderne l’origine, poiché l’adulto nega la propria sofferenza. Tale contraddizione tra linguaggio verbale (“No, non sono preoccupato/triste…”) ed il linguaggio corporeo e non verbale (sguardo assente, viso contrito, nervosismo) dell’adulto, destabilizza il bambino e rischia di generare in lui maggiore ansia.

Che cosa dire, allora, ai bambini per non spaventarli?

La sincerità e la condivisione delle emozioni, può rivelarsi la strada migliore. Utilizzando parole adeguate e stando attenti a filtrare ciò che proviene dai mezzi di comunicazione, possiamo rassicurare i bambini sul fatto che, nonostante la difficile situazione, tante persone stanno studiando e mettendo in atto misure per consentirci di uscire dalla pandemia. Stando vicini ai bambini, anche fisicamente, abbracciandoli, trascorrendo il tempo con loro, parlando e giocando, potremo aiutarli a sentirsi più fiduciosi e calmi. La “vicinanza dei corpi”, come dice Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, conferisce un senso di protezione e sicurezza, in particolare quando le emozioni troppo forti sono difficili da gestire.

Tra gli adolescenti, invece, sono aumentati i tentativi di suicidio e gli agiti di autolesionismo, tra cui il cutting, ovvero la pratica di farsi dei tagli sulla pelle (spesso utilizzata come strategia per provocarsi emozioni forti o per allontanare paure e fobie). Alcuni, inoltre, hanno reagito sviluppando come un’indifferenza verso ciò che sta accadendo, talvolta chiudendosi nelle proprie stanze in una sorta di ritiro sociale volontario.

Oggi non possiamo sapere se queste manifestazioni di disagio psicologico saranno durature o meno, ma si può ipotizzare che, se la ripresa delle interazioni sociali alleggerirà il carico di stress emotivo, altri tipi di disturbo, invece, permarranno a lungo e richiederanno un aiuto professionale per essere superati al meglio. In alcune persone, in particolare in quelle che hanno vissuto esperienze particolarmente destabilizzanti (malattia propria o dei propri cari, mancanza di notizie sui parenti ricoverati, lutti traumatici, etc.), potranno emergere, o si stanno già manifestando, i sintomi di un Disturbo Post Traumatico da Stress.

Nell’attesa di un mondo nuovamente libero dalle restrizioni pandemiche, ciò che oggi possiamo offrire ai bambini ed agli adolescenti è la nostra presenza empatica ed il nostro ascolto non giudicante, dando spazio alle loro emozioni ed aiutandoli a ritrovare la speranza e la fiducia in se stessi e in un domani più sereno.

 

Bibliografia e sitografia

  • Ammaniti M. (2020). E poi, i bambini. I nostri figli al tempo del Coronavirus. Solferino (Milano)

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