Difficoltà nel sonno di bambini ed adolescenti al tempo della pandemia

30 Gennaio 2022

Tempo di lettura 8 minuti

Problemi di sonno Adolescenti Bambini in Pandemia

In questo periodo pandemico, sono aumentate sia le regressioni nel sonno, a tutte le età, sia il numero dei risvegli notturni e le difficoltà di addormentamento diurno e serale.

Numerosi possono essere i fattori che contribuiscono a dare origine a difficoltà nel sonno. Alcuni di essi, legati anche al periodo storico che stiamo attraversando, sono:
– la mancanza, o il cambiamento, di routine quotidiane;
– la mancanza, o la quantità limitata, di occasioni per “scaricare” le numerose energie che i bambini portano con sé (ciò può renderli più nervosi ed irritabili e quindi comportare maggiori difficoltà nel rilassamento e, di conseguenza, nell’addormentamento);
– la presenza di forti tensioni e/o paure nei genitori (in quanto i bambini percepiscono facilmente le emozioni dei genitori e ne sono condizionati) o nell’ambiente di vita. I vissuti del giorno, infatti, possono disturbare in vari modi il sonno notturno, così come potrebbero rendere più difficile l’addormentamento serale, dato che possono generare, nel bambino, difficoltà nel lasciarsi andare al sonno;
– l’utilizzo prolungato, o nelle ore serali (in particolare prima di coricarsi), di apparecchi digitali (cellulari, tablet, computer, etc.), che emettono luce blu, la quale, riducendo la produzione di melatonina, può influire sui ritmi circadiani. Allo stesso modo, la TV, pur non emettendo tale tipo di luce, comporta una costante stimolazione attentiva, che può disturbare il rilassamento ed il conseguente addormentamento.

Tra i problemi del sonno maggiormente segnalati dai genitori, troviamo i risvegli notturni frequenti (fino ai 3-4 anni li hanno tutti i bambini ed in genere non richiedono nessuna azione da parte del genitore, o un’azione minima – carezza, voce, ciuccio-, ma il 20% di tali risvegli sono problematici e richiedono un lungo lavoro da parte dei genitori. Spesso i risvegli avvengono tra una fase e l’altra del sonno.
Inoltre, vengono segnalati tempi lunghi per addormentarsi la sera e risvegli precoci al mattino.

Ricordiamo, però, che le difficoltà di sonno sono fisiologiche durante gli scatti di crescita ed a cavallo tra una tappa di sviluppo e la successiva.

La melatonina

La melatonina è un ormone che svolge un ruolo essenziale nella fisiologia del sonno e nella regolazione del ciclo sonno-veglia. La sua produzione è influenzata dalla stimolazione luminosa (dalla presenza o assenza di luce). Nella specie umana, la concentrazione di melatonina è massima durante la notte e minima durante il giorno: poco dopo la comparsa del buio, la sua concentrazione nel sangue aumenta rapidamente e raggiunge il massimo tra le 2 e le 4 di notte, diminuendo gradualmente con l’avvicinarsi del mattino. L’esposizione alla luce, pertanto, inibisce la produzione di melatonina. Essa è secreta dall’epifisi, o ghiandola pineale.

La concentrazione di melatonina nel sangue varia con l’età: è elevata nei preadolescenti e decresce all’inizio della pubertà, diminuendo ulteriormente col passare degli anni. Nei neonati si ha una minor produzione, dovuta ad una funzionalità non ancora regolare dell’epifisi.

I rischi delle carenza di sonno nei bambini

Una scarsa quantità di ore di sonno nei bambini, può comportare effetti sia a breve che a lungo termine (XI Congresso Nazionale FIMP, 2017). In particolare:

A breve termine
– bassa tolleranza alla frustrazione;
– maggiore irritabilità durante il giorno;
– nervosismo;
– conseguenze negative sul consolidamento della memoria (perciò anche sugli apprendimenti).

A lungo termine:
– obesità;
– basso rendimento scolastico;
– iperattività;
– alti livelli d’ansia e scarsa autonomia.

Sonno e adolescenza

Il sonno è soggetto a grandi cambiamenti, durante l’adolescenza. Esso è generalmente caratterizzato da una breve durata, una lunga latenza dell’insorgenza del sonno (Sleep Onset Latency – SOL -, cioè il tempo solitamente impiegato per addormentarsi) ed alti tassi d’insonnia.

Alcune delle cause che favoriscono l’insonnia e fanno aumentare il tempo necessario ad addormentarsi, sembrano legate ad un’elevata eccitazione fisica e cognitiva, una regolazione delle emozioni più povera e l’alta vigilanza alle minacce, sperimentate dagli adolescenti. I ragazzi che soffrono di disturbi d’ansia, presentano tassi ancora più elevati di insonnia ed una maggior latenza d’insorgenza del sonno (SOL), rispetto ai coetanei che non ne soffrono.

La cognizione perseverante, ovvero il ripetersi senza sosta di alcuni pensieri, implica un prolungamento dell’attivazione fisiologica legata allo stress, prima e dopo gli eventi stressanti. Quest’attivazione prolungata può rendere più faticoso l’inizio ed il mantenimento del sonno e potrebbe spiegare il lungo tempo di latenza (SOL) e l’alta prevalenza d’insonnia tra gli adolescenti con ansia.

Gli studi mostrano anche differenze legate al sesso ed all’età degli adolescenti. Le ragazze e gli adolescenti più grandi hanno, infatti, tassi più alti d’insonnia, mentre nei ragazzi si evidenzia una durata del sonno più breve.

Difficoltà di sonno nei bambini più piccoli

I problemi di sonno nei bambini hanno origine da molteplici fattori. Sarà, dunque, necessario partire da una valutazione delle cause, per poter pianificare un adeguato intervento.

Un primo fattore da indagare riguarda la fisiologia: nei primi anni di vita, il sonno dei bambini presenta cicli di sonno molto diversi, per tempi e modalità, da quelli degli adulti; i piccoli, infatti, hanno un sonno molto leggero e soggetto a frequenti interruzioni.

Altri fattori da valutare sono l’ambiente, il temperamento del bambino e le abitudini familiari (sia mattutine, che serali).

Poiché il suo sistema cognitivo è ancora immaturo, il bambino vive in modo prevalentemente emotivo ciò che accade intorno a sé. Ciò comporta che gli eventi della quotidianità abbiano ripercussioni anche su aspetti fisiologici, come il sonno.

I bambini fino a 4 anni presentano solo 2 fasi di sonno: REM e NON REM, a differenza degli adulti che ne hanno 4, più la fase REM.

Il sonno REM

La fase REM (Rapid Eye Movement), negli adulti, comporta un rilassamento muscolare, accompagnato da rapidi movimenti oculari, un’alta attività cerebrale ed un aumento del ritmo del respiro e del battito cardiaco. In questa fase, possiamo sognare, fare incubi e mostrare diverse espressioni facciali. E’ una fase di sonno meno profondo rispetto alle altre.

Nei bambini, il sonno REM è più agitato rispetto a quello degli adulti: i bambini possono piangere, ridere, muoversi, fare smorfie ed avere un respiro irregolare. Ciò può dipendere dal loro Sistema Nervoso non ancora maturo e perciò meno efficace nel bloccare i segnali cerebrali in direzione dei muscoli. Intorno ai 4 anni, il sonno diventa più tranquillo.

Alla nascita, il sonno REM rappresenta circa il 50% del totale, poi diminuisce gradualmente, fino ad arrivare al 25% ad un anno di età e al 20% nell’età adulta. In gravidanza, il sonno REM è di nuovo al livello neonatale del 50%. Una quantità tanto elevata di sonno REM alla nascita, serve a favorire la crescita cerebrale, poiché comporta un’elevata stimolazione, ed a rendere più facili i risvegli, allo scopo di esprimere i bisogni fisiologici.

Talvolta, risolvere un problema di sonno comporta semplicemente il cambiamento di alcune routine. In altri casi, può essere necessario un lavoro sulle dinamiche familiari o relazionali. E’, però, necessario, prima di tutto, comprenderne l’origine.

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